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Gestione della rabbia

da | Ago 28, 2017 | Aree di Intervento, Gestire le emozioni | 7 commenti

La rabbia: un’emozione difficile da gestire

La rabbia è una delle quattro emozioni principali, insieme alla gioia, alla tristezza ed alla paura.

È un’emozione sana e fa parte della natura umana. Viene scorrettamente considerata un’emozione negativa, ma in realtà ha la stessa valenza di tutte le altre ed ha degli scopi specifici ed adattivi per l’individuo.

Nonostante ciò, quando non riusciamo a controllarla può prendere il sopravvento, trasformarsi in ira e diventare un elemento distruttivo per noi e per le persone che ci circondano. Può infatti causare problemi in vari ambiti e ridurre la qualità della vita.

In alcuni casi questa emozione potrebbe spaventarci e farci sentire in balia della situazione.

È molto importante quindi riuscire a gestirla perché essa spinge all’azione, permettendo di superare gli ostacoli.

Non serve a niente reprimerla: si manifesterà con maggiore violenza in momenti inopportuni e soprattutto verso persone o situazioni che hanno poco a che fare con la causa originale. La rabbia repressa si ritorce contro noi stessi con attacchi depressivi o problemi psicosomatici come ulcere, mal di schiena, mal di testa, psoriasi.

È fondamentale quindi, per il nostro benessere psico-fisico, imparare ad ascoltarla e controllarla.

Come si manifesta

Come per le altre emozioni, la rabbia è accompagnata da cambiamenti fisiologici e biologici.

Reazioni fisiologiche.

  • Accelerazione del battito cardiaco,
  • aumento della pressione sanguigna,
  • scarica di adrenalina e noradrenalina,
  • irrorazione dei vasi sanguigni,
  • sudorazione,
  • aumento della tensione muscolare,
  • afflusso di zuccheri nei muscoli,
  • rigidità della postura,
  • chiusura delle mascelle

Reazioni comportamentali.

  • Comportamenti oppositivi,
  • reazioni decise alla frustrazione,
  • tono di voce alto,
  • aggressività,
  • pianto (in alcuni casi).

Gli studi sugli effetti dell’aggressività indicano che chi non esprime in alcun modo i propri sentimenti di rabbia tende a viverli per un tempo più lungo.

Contro chi ci si arrabbia

Dietro la rabbia c’è sempre un oggetto esterno e le cause possono essere molteplici.

Finiscono in rabbia la prolungata insofferenza ad una determinata situazione, un insulto o un rifiuto, una minaccia fisica, il malcontento inespresso, il piacere trattenuto, la sensazione di non essere ascoltati, un forte senso di ingiustizia. Si può provare rabbia anche per un comportamento volto ad una terza persona: se fanno del male, per esempio, a qualcuno a cui teniamo particolarmente. Queste sono solo alcune delle cause, perché variano a seconda della storia personale di ciascuno di noi.

A volte questa emozione viene dal passato. La persona che è sempre arrabbiata (o si arrabbia con molta facilità) probabilmente non ha potuto difendersi da situazioni considerate ingiuste. L’evento che oggi la fa scattare di rabbia non è altro che l’eco di una ferita più profonda.

In alcune culture o famiglie questo sentimento è vissuto come un tabù: fin da piccoli è stato insegnato loro che non si devono arrabbiare e che la rabbia è negativa. Così sono cresciuti senza riconoscere questa emozione, finché non diventa esplosiva e molto difficile da gestire. Sono i casi in cui l’oggetto che provoca rabbia viene mascherato (anche inconsciamente) e la persona prova questa emozione spesso e senza sapere il perché.

Esistono tre i destinatari della rabbia:

  1. oggetto che effettivamente provoca rabbia,
  2. un oggetto diverso rispetto a quello che provoca rabbia (spostamento della rabbia. Es: non posso manifestare rabbia verso un genitore, mi arrabbio con gli amici o col sistema sociale),
  3. verso se stessi (anche questo è un tentativo inconscio di non riconoscere il vero oggetto), trasformandosi in auto-lesionismo o depressione.

A cosa serve la rabbia

Come accennato sopra, la rabbia spinge all’azione.

Rappresenta la tipica reazione alla frustrazione e ci da la carica per cambiare qualcosa di disturbante.

È uno stato emotivo che incrementa nel corpo forza ed energia, impiegati per soddisfare i propri bisogni.

Se non ci fosse non saremmo in grado di attivarci, di proteggerci e farci rispettare. Saremmo alla mercé degli altri. Essa vorrebbe gridare al mondo: “Non ce la faccio più!”.

Gestita in modo corretto, la rabbia permette di esprimere pensieri, bisogni ed emozioni su ciò che non ci va bene. Aiuta inoltre a sviluppare fiducia in se stessi.

Imparare a gestire la rabbia

Aristotele diceva: “Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta e nel grado giusto, al momento giusto, per lo scopo giusto e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile”.

Se, quando siamo arrabbiati, cerchiamo di calmarci senza comprendere a pieno il motivo della rabbia, quest’ultima prenderà il sopravvento. Potrebbe trasformarsi in rancore, in collera o in disturbi psicosomatici.

Imparare a gestire la rabbia significa rendere consapevole ciò che effettivamente non va bene e capire come fare a stare meglio.

Avere un‘idea precisa di cosa sentiamo dentro ci aiuta a mettere a fuoco la situazione e vederla da un altro punto di vista, più oggettivo.

Per acquisire chiarezza potrebbe essere utile porci delle domande:

  • cosa a scatenato la rabbia?
  • Il nostro interlocutore lo ha fatto intenzionalmente o per orrore?
  • La situazione merita una reazione decisa?
  • Cosa ci aspettiamo dalla nostra rabbia?

Se il problema persiste rivolgiti ad uno psicologo o psicoterapeuta di competenza.

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7 Commenti

  1. Petrakeira

    Io ho tanta rabbia nei confronti di mio figlio è già 4 anni ch ha disturbi psichici e nn si vuole curare io nn ce la faccio più e tt midicono ke nn si può obbligarlo a curarsi se lui nn vuole perché a 40 anni. Cosa potrei fare x mandarlo in qualke clinica? Grazie

    Rispondi
    • Pamela Busonero

      Intanto bisognerebbe capire bene che tipo di psicosi ha tuo figlio. È mai stato in cura da uno psichiatra? Assume farmaci?
      In seconda analisi mi stai dicendo che sono 4 anni che ha questi disturbi, ciò vuol dire che l’esordio è stato intorno ai 35-36 anni. Prima stava bene? Cosa è successo in quel periodo?
      È vero che chi non vuole farsi aiutare è molto difficile da aiutare, ma se il problema si allarga anche al nucleo familiare il problema non è solamente più di tuo figlio, ma anche tuo. Questo porta ad un amento della sofferenza di tutti e si entra in un circolo vizioso difficile da uscire (e tutti i problemi legati alla rabbia o alla somatizzazione di altre emozioni!).
      Ti potrei consigliare, se proprio lui non intende farsi aiutare, di rivolgerti tu ad uno psicoterapeuta: potrebbe essere utile per imparare a gestire al meglio la tua rabbia, imparare nuove forme di dialogo e, pian piano, coinvolgerlo anche con qualche seduta familiare. A volte le persone, vedendo che i propri cari si attivano per primi con un professionista, mettendosi quindi loro stessi in discussione, accettano di svolgere alcuni colloqui familiari e, magari, in un secondo tempo, anche individuali.
      Personalmente ho avuto diverse famiglie che si sono rivolte a me per i propri figli e con il tempo i conflitti si sono abbassati (sia se i figli decidevano di intraprendere un percorso, che non).
      Spero di esserti stata di aiuto. Per qualsiasi chiarimento non esiti a contattarmi, anche in privato. Può scrivermi qui, a questa mail pamela_busonero@alice.it o direttamente su fb.

      Rispondi
  2. Michela

    Buonasera. Io ho molta rabbia nei confronti del mio ex. Mi ha fatto soffrire molto e anche a storia finita ha continuato a umiliarmi e a mentirmi (siamo colleghi). Ci siamo rifatti entrambi delle storie ma continuo a scoprire bugie e comportamenti non corretti nei miei confronti. Questo mi genera rabbia e frustrazione, ho provato a controllarka ma quando non ci penso riporto volontariamente la mente sul passato come una tortura senza fine che infliggo a me stessa…

    Rispondi
    • Pamela Busonero

      Buongiorno, prova a fermarti un attimo, non scacciare la rabbia ma chiediti a cosa ti sta servendo in questo momento: a metterti di fronte tutte le ingiustizie subite? A non sentire la tristezza? A non accettare le umiliazioni (a volte arriviamo anche a credere di essere sbagliati)? O altro ancora..?
      Capendo profondamente questo riuscirai a elaborare la storia e chiuderla definitivamente.
      Se hai bisogno di altre info o se ti va di raccontarmi altro puoi scrivermi in privato alla mail che trovi nel box dei contatti.

      Rispondi
  3. Novella Baroni

    Salve, il mio problema è il senso di ingiustizia sia verso altri ma anche verso di me, sento di essere stata tradita e non apprezzata per quello che ho fatto o per come mi comporto inoltre ultimamente ho avuto spesso la cistite senza apparenti cause fisiche e comincio a pensare che sia psicosomatica, grazie.

    Rispondi
  4. Donatella

    Buongiorno sono piena di rabbia e ho paura …..sto male dentro di me ….sono una mamma di un ragazzo di 14 anni e a volte non riesco a sopportare le sue reazioni di carattere comportamentali sono separata da 4 anni ….ho avuti mille problemi da diversi anni a questa parte ….mi sento sola e delusacdella vita ti prego aiutami ..vado da molti anni da una psichiatra inizialmente x attacchi di panico….poi x altre situazioni x me devastanti, a volte vorrei dire basta e togliermi la vita ma una parte di me dice che devo stare vicino a mio figlio

    Rispondi
    • Pamela Busonero

      Buongiorno Donatella, mi dispiace molto per la sua situazione. Mi scrivi in privato e vediamo come fare per aiutarla.

      Rispondi

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