Quando l’ho incontrata la prima volta, Elisa (nome di fantasia) aveva uno sguardo attento, vigile, quasi sempre trattenuto. Le sue parole erano precise, misurate. “Non riesco più a fidarmi delle persone“, mi disse. “Anche quando qualcuno si avvicina con buone intenzioni, io mi irrigidisco. Sento che qualcosa si romperà.”
Elisa non era arrabbiata. Non parlava con odio. Ma portava dentro una ferita che la teneva a distanza da tutto: non riusciva ad affidarsi. Nemmeno alle relazioni più sicure, perché, come spesso mi ripeteva, non riesco più a fidarmi.
Nel tempo, mi racconta del suo ex compagno. Un uomo affascinante, coinvolgente, che le aveva fatto sentire, all’inizio, di poter finalmente abbassare le difese. Ma con il tempo, qualcosa aveva iniziato a incrinarsi. Piccole bugie, frasi sminuenti, momenti in cui lui c’era e poi spariva. Un costante tira e molla tra presenza e distacco. Fino a farla sentire fragile, colpevole, inadeguata e incapace di fidarsi davvero.
Quando la relazione finisce, Elisa pensa che il peggio sia passato. Ma qualcosa dentro resta congelato. Ogni volta che qualcuno si avvicina, sente allarme. Ogni parola gentile viene analizzata. Ogni mancanza, anche lieve, scatena una reazione sproporzionata.
Il suo sistema è in allerta costante.
Cos’è il tradimento emotivo (e perché lascia segni così profondi)
Spesso quando pensiamo a un tradimento, pensiamo a un tradimento fisico o sessuale. Ma c’è un’altra forma di rottura, più sottile e meno visibile: il tradimento emotivo.
Il tradimento emotivo è quando qualcuno:
- Ti fa sentire al sicuro e poi si ritira senza spiegazioni
- Ti promette presenza e ti lascia sola nei momenti più vulnerabili
- Usa la tua intimità contro di te
- Ti illude con parole, ma agisce in modo incoerente
- Ti fa sentire “troppo” ogni volta che esprimi un bisogno
Queste esperienze, ripetute nel tempo, minano la fiducia più profonda: quella che ci permette di aprirci, di essere autentici, di sentirci al sicuro nel legame con l’altro.
E quando questa fiducia viene tradita, qualcosa dentro si irrigidisce. Il corpo registra l’inganno. Il cuore si chiude. La mente si riempie di dubbi. Ed è così che si giunge a pensare non riesco più a fidarmi. Si impara che affidarsi è pericoloso.
Le difese invisibili: come si protegge chi ha subito un tradimento emotivo
Dopo un tradimento emotivo, è raro che la persona dica apertamente: “non mi fido più”. Quello che succede è molto più sottile. Le difese si attivano senza che ce ne accorgiamo.
Ecco alcune delle forme più comuni:
- Controllare ogni dettaglio: perché se riesco a prevedere, forse non verrò ferita
- Non chiedere mai nulla: perché se non chiedo, non rischio rifiuti
- Ironizzare sui propri bisogni: per non mostrarli davvero
- Allontanare chi si avvicina troppo: perché l’intimità è diventata pericolosa
- Avere relazioni solo “a metà”: intense ma mai davvero profonde
Sono meccanismi di sopravvivenza. Non scelti, ma appresi. Per proteggersi da una ferita che ancora brucia. E ti portano a pensare ‘Non riesco più a fidarmi’.
Quando la mente dice “vai” ma il corpo dice “no”
Una delle cose più frustranti per chi ha vissuto un tradimento emotivo è questa: desiderare profondamente un legame autentico, ma sentire il corpo bloccarsi quando si presenta l’occasione.
È come se ci fosse una frattura interna:
- La mente sa che non tutte le persone sono uguali
- Ma il corpo reagisce come se ogni legame fosse pericoloso
Questo accade perché le esperienze passate si sono impresse nel sistema nervoso. Quando sentiamo un tono, un’espressione, un comportamento simile a quello già vissuto, si attiva un allarme. Anche se la persona davanti a noi non ha fatto nulla di male.
E così, spesso, ci si sabota. Si evitano le relazioni. Si scelgono partner indisponibili. Si interrompono storie che potrebbero funzionare. Per paura di soffrire ancora, si giunge a dire ‘Non riesco più a fidarmi’.
Come l’EMDR aiuta a ricostruire la fiducia
Nel mio lavoro, uso spesso l’EMDR per accompagnare chi ha vissuto un tradimento emotivo.
Non si tratta di dimenticare. Ma di riallineare il corpo e la mente, per permettere a chi ha sofferto di tornare a fidarsi con consapevolezza, senza sentirsi in pericolo ogni volta che prova a lasciarsi andare.
Con l’EMDR lavoriamo su:
- Le scene che hanno spezzato la fiducia
- Le parole non dette che ancora risuonano nella testa
- Le emozioni congelate che bloccano il contatto
- Le credenze negative apprese: “non valgo abbastanza”, “se mi mostro, mi lasceranno”
Sessione dopo sessione, il sistema nervoso si regola. Le reazioni impulsive si riducono. I pensieri diventano più gentili. E si fa spazio una nuova possibilità: quella di fidarsi, partendo prima di tutto da sé.
Se ti sei riconosciuta in queste parole, sappi che la tua diffidenza non è un difetto. È una ferita che non ha ancora avuto uno spazio per guarire.
E quella parte di te che non riesce a lasciarsi andare… non è debole. Sta solo cercando sicurezza. E merita di essere ascoltata, capita, accolta.
La fiducia si può ricostruire. E anche se oggi sembra lontana, ci sono strade per tornare a sentire che l’amore non fa paura.
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