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Noia e Tristezza: due emozioni collegate?

da | Gen 31, 2019 | Gestire le emozioni | 1 commento

Pensi che questo articolo potrebbe annoiarti? ….forse sei nel posto giusto!

A tutti è capitato, almeno una volta nella vita, di annoiarsi: non saper come passare un pomeriggio invernale freddo e piovoso, non trovare nessuno disponibile per uscire un sabato sera, etc..

La noia di cui si parlerà in questo articolo è diversa. È una noia che viene dal profondo, il sentire che c’è qualcosa, non bene definito, che non ti soddisfa più e non ti permette di provare altri tipi di sensazioni (oltre la noia stessa).

Vediamo quindi di capire cos’è la noia.

Cos’è la Noia

La Noia è una sensazione di vuoto momentaneo che nasce dal bisogno di ricercare continuamente nuovi stimoli, ma allo stesso tempo di avere la sensazione di essere in “stallo emotivo”.

Più siamo abituati a tenerci attivi, più abbiamo desideri, più siamo ricchi di idee e di interessi, più saremo propensi ad annoiarci quando questi verranno meno, sentendo un grande senso di vuoto, una sensazione di impotenza e di stare “perdendo” il nostro preziosissimo tempo.

In generale la noia è legata ad una insoddisfazione o disinteresse per qualcosa o qualcuno e, se non capiamo bene questo, probabilmente questa sensazione si estenderà in diversi ambiti della nostra vita, prendendo un ruolo dominante.

La persona annoiata potrebbe anche sentirsi tale quando non è più stimolata dall’ambiente circostante.

Tipi di noia

Uno studio condotto da Thomas Goetz, ricercatore dell’Università di Costanza, dimostra che esistono cinque categorie di noia.  

Durante la ricerca è stato chiesto a due gruppi di soggetti (un gruppo composto da studenti universitari e un altro da studenti delle scuole superiori) di scrivere, per diverse volte al giorno, le attività svolte ed il sentimento provato. Da questa ricerca sono state trovate cinque diverse tipologie di noia:

  • Noia indifferente. In questo caso la persona è calma e ritirata dal mondo esterno;
  • Noia calibrante. Chi soffre di questa tipologia di noia sente la necessità di cambiare la propria situazione. C’è un’apertura alla ricerca, anche se non necessariamente attiva;
  • Noia ricerca. Qui la persona è impegnata nella ricerca di continue attività e soluzioni, per minimizzare la sensazione sgradevole;
  • Noia reagente. Questa è tra le forme più aggressive. La persona che prova questa sensazione cercherà in tutti i modi di non pensare alla noia, evitando anche le cause che potrebbe averla scatenata e concentrandosi compulsivamente su situazioni alternative;
  • Noia apatica. Chi  ne soffre non farà nulla per contrastarla. Vive una sensazione di impotenza ed ha la convinzione che fare qualcosa non servirà a niente.

È chiaro che ogni tipologia di noia si porta dietro diversi stati d’animo. Nei primi due casi (indifferente e calibrante) vediamo il bisogno di fare qualcosa, di impiegare le energie in qualcosa anche se non si sa effettivamente dove. Nel terzo caso (noia ricerca) lo stato d’animo è negativo, perché le attività vengono svolte solo ed esclusivamente con lo scopo di non sentire la noia. Nel quarto caso (noia reagente) la negatività aumenta e diventa pericolosa poiché accompagnata da rabbia ed aggressività. Nell’ultimo caso (noia apatica) è molto simile alla noia della depressione.

Differenza tra noia, depressione e tristezza

Superficialmente diamo per scontato il fatto di distinguere la noia dalla tristezza, ma se ci soffermiamo un attimo e proviamo a descrivere queste emozioni ci potremmo trovare in serie difficoltà. Questo perché sia la tristezza che la noia ci fanno sentire in una maniera simile.

Pensiamo, per esempio, ad una volta in cui, durante una passeggiata con un amico, ci siamo trovati senza la voglia di ascoltarlo, o col desiderio di essere da una parte completamente diversa. Eravamo annoiati o tristi? O si affacciava qualcosa di più grande, come la depressione?

Solitamente la tristezza è la conseguenza di una situazione irrisolta.

Possiamo essere tristi per la perdita di una cara persona, per un fallimento personale, per un rifiuto, per un trauma subito o altro ancora.

Qui possiamo vivere la sensazione momentanea che non ci sia niente da fare, e questo ci immobilizza.

La depressione arriva quando questa tristezza si protrae per più di due mesi e spesso si dimentica anche la causa.

Essere tristi significa anche non capire ciò che effettivamente vogliamo perché non siamo totalmente in contatto coi nostri bisogni, o sappiamo cosa vogliamo ma non riusciamo ad arrivarci.

Altre volte ancora potrebbe essere legata ad una noia prolungata, una mancanza continua di stimoli ed interessi (in questo caso la tristezza è una conseguenza della noia).

Mentre la tristezza ci da l’idea che non ci sia nulla di interessante da fare, nella noia c’è l’esigenza di fare qualcosa di stimolante. La depressione, invece, ci rende apatici ed indifferenti al mondo esterno.

Per fare un esempio pratico, se siamo annoiati e facciamo qualcosa di stimolante, stiamo bene. Se siamo depressi qualsiasi cosa appare noiosa e priva di senso.

L’una non esclude le altre ma non necessariamente c’è la presenza di tutte. Quindi la cosa fondamentale è fermarsi ed ascoltare cosa effettivamente il nostro mondo interiore ci sta comunicando.

La noia ci manda dei segnali che se non ascoltiamo potrebbero sfociare in tristezza. La tristezza potrebbe essere causata da altro, quindi ascoltarla (senza il bisogno di evitarla) significa riuscire ad elaborare la causa e quindi prevenire stati più gravi quali la depressione.

Cosa c’è di buono nella noia?

Riassumendo quello detto fino ad ora, la noia non è poi così negativa, perché è un segnale psicologico che potrebbe stimolare la nostra creatività ed il bisogno di metterci in discussione.

Ascoltare la noia significa capire di quale cambiamento, stimolo, obiettivo abbiamo bisogno per ritrovare l’entusiasmo perso.

Al giorno di oggi, soprattutto con l’avvento dei cellulari e dei social network, siamo poco abituati a contattare questa emozione, tentando di soffocarla all’istante. Riempire la noia con la tecnologia, a lungo andare, potrebbe provocare altra noia difficilmente colmabile (questo è uno dei motivi per cui gli adolescenti di oggi si annoiano così tanto). È qui che si entra nel circolo vizioso della noia: fare qualcosa per non annoiarsi e scoprire che questo ci crea ancora più noia.

Ricerche condotte presso l’Università di York hanno dimostrato che spesso la noia è legata alla mancanza di connessione con le nostre emozioni e quindi alla difficoltà di riconoscerle o gestirle. In poche parole, ad una scarsa conoscenza di noi stessi.

Chi si annoia lamenta del fatto che non ci siano abbastanza stimoli: in realtà ad essere noiose non sono né le persone, né le situazioni, ma è lo sguardo spento con cui ci approcciamo alla vita.

Quindi… cosa fare?

Come abbiamo potuto osservare, la noia non si combatte soffocandola o cercando continuamente stimoli. E quindi come affrontarla, prima che si trasformi in qualcosa di più grave?

Ecco alcuni consigli

  • Stai nella noia. Un primo passo è quello di rimanere in contatto con questa sensazione. Prova, per cinque minuti al giorno, ad ascoltare la noia e non cercare in tutti i modi una distrazione. Questo serve per cominciare a temerla di meno e prendere pian piano consapevolezza del nostro mondo interiore.
  • Vivi nel qui et ora. Cerca di essere più presente nella tua realtà e nei contesti del momento. A volte capita, in alcuni periodi della nostra esistenza, di inserire il “pilota automatico” e lasciare scorrere la vita senza viverla veramente. Le emozioni sono il fulcro della vita, senza queste tutto appare noioso. La noia non si sconfigge cercando sempre nuovi stimoli, ma dando valore e sentendo quello che si ha, cercando di non sottovalutare niente. Per approfondire questo concetto puoi leggere questo articolo: “vivere nel qui et ora migliora la qualità della vita“.
  • Aumenta la consapevolezza. Prova a capire quello che stai provando e chiediti se ciò che stai sentendo sia semplicemente noia o se c’è altro dietro. Questo ti renderà sicuramente più consapevole dei tuoi pensieri e soprattutto dei tuoi bisogni e desideri. Comunicare con la noia significa anche cercare di capire cosa essa ci sta dicendo e andare un po’ contro alle paure: forse c’è qualcosa nella vita attuale che andrebbe cambiato?
  • Accetta la tua situazione. Capita spesso che i sogni non diventino realtà. Soprattutto quando siamo molto severi con noi stessi e ci prefiggiamo degli obiettivi quasi irraggiungibili. Ad un certo punto della nostra vita ci fermiamo a vedere ciò che non siamo riusciti a realizzare, o capiamo che ciò che di buono abbiamo realizzato non è poi così allettante come avevamo immaginato che fosse. Imparare a rinunciare ad aspettative al limite del possibile ed accettare che alcune cose non siano andate come ce le eravamo immaginate è uno dei primi gradini per ritrovare l’interesse per la propria vita. Si capirà che poi, in fin dei conti, non è così male! E si comincerà a vedere il bicchiere mezzo pieno, le risorse, i pregi sia nostri che delle persone intorno a noi.
  • Quando puoi abbassa la maschera. Capita a volte di non essere autentici con gli altri, soprattutto quando la noia affiora in mezzo alla gente. Forse stai cercando di dare un’immagine particolare di te, o stai cercando di adeguarti alle aspettative che gli altri hanno di te. E questo non ti rende autentico. Quindi la maschera da un lato ti protegge, ma dall’altro non ti permette di essere te stesso e di conseguenza ti farà sentire maggiormente la noia.
  • Ascolta il bambino che sei stato. La noia potrebbe insorgere nel momento in cui abbiamo smesso di sognare, di crearci degli obiettivi. Abbiamo raggiunto una stabilità ma tutto è dato per scontato e pian piano le cose intorno a noi perdono di valore. Ricontatta la parte di te autentica, quella che aveva dei desideri, ascolta i tuoi bisogni e vedrai che pian piano la noia scomparirà.
  • Contatta uno specialista. A volte non riesci ad inquadrare bene la nostra situazione, oppure l’hai chiara ma non riesci ad uscire da quel circolo vizioso. L’aiuto di uno psicoterapeuta potrebbe esserti utile per avere maggiore consapevolezza di te e di quello che ti sta intorno.

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Dott.ssa Pamela Busonero

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1 commento

  1. Eccellente contributo, che chiarisce in modo illumunante la differenza tra depressione maggiore (melanconica) e la depressione minore non ansiogena, ma causata appunto dallo stallo della noia ! Mi permetto solo di aggiungere una postilla: forse la “chiave” della soluzione consiste nel trovare una nuova LIBIDO esistenzuale

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